Il mio viaggio oramai è iniziato da un paio di giorni, abbiamo oltrepassato il Cairo nella giornata di ieri, città viva e malata quanto poche al mondo, distesa di case e di corpi, piccoli frammenti della stessa povertà.
Povertà testimoniata da chilometri e chilometri di case ancora in costruzione, solcate unicamente da strade in cui l’asfalto è solo un vecchio ricordo – si costruisce fino a che ci sono soldi – mi dicono – quando i soldi sono finiti la casa rimane così, quando mio figlio si sposerà allora ci penseremo – e mentre sento queste parole la polvere e l'inquinamento mi chiudono il naso cancellando qualunque altra possibilità di odore.
Viaggiamo per ore, seguiamo la costa fino a El Alamain, solo pochi chilometri prima di scendere verso sud, nella depressione di Qattara, mille chilometri e un’intera giornata di viaggio per raggiungere Siwa, oasi sul confine libico, ultimo punto civilizzato alle porte del Sahara, ad un passo dalle vie dei nuovi schiavi e dei vecchi briganti, campo base per la missione scientifica che fotograferò.

Sparsi qua e là resti dei vecchi e dei nuovi eserciti, qui il tempo non è altro che il susseguirsi dello stesso attimo e così ti capita di trovare perse nella polvere scatolette arrugginite insieme a qualche resto meccanico e bossoli di mortaio.
Povera gente che vive di latte e poco altro, in questo luogo il ricco è chi ha una capra, e il povero è colui che muore.
La sera è fredda come mai ci si aspetterebbe, ti ammanta in un istante facendoti sentire tutto il suo abbraccio; dopo aver cenato ci troviamo a sentire la gente che esce a bere il Chai ed i bambini che giocano insieme ai genitori con palloni talmente vecchi da far pensare alle ultime guerre.
Il pensiero che ci attraversa la mente arriva rapido fino alle labbra – ma in Italia si gioca ancora così? – gente due passi oltre la fame che vive senza la paura del domani, perché il domani non c’è, è solo illusione, non c’è pretesa di miglioramento nei loro sguardi – stasera abbiamo mangiato, cos’altro ci serve? – e così, in un luogo in cui vivi di sola sabbia e vento, se nasci fabbro vivrai da fabbro, se nasci mercante vivrai da mercante, ma sicuramente vedrai solo casa tua, non esiste ciò che non conosci e davanti a una pozza d’acqua avrai negli occhi il coraggio e la sicurezza di affermare – …questo è il paradiso… – .
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