lunedì 12 aprile 2010

la magia dell'infrarosso

Nella cultura moderna il concetto di magia e le sue applicazioni tendono a essere marchiate di infantilismo o peggio di frode, nonostante tutti i cavalli di battaglia della tecnologia e del progresso possano essere visti come oggetti magici se non supportati da un'adeguata educazione. Viaggiamo in carrozze senza cavalli, parliamo con persone che non sono presenti, vediamo luoghi lontani attraverso piccoli specchi. Eppure quanti di voi mi crederanno quando affermo di possedere una macchina fotografica magica?
Ebbene si, è vero. Io possiedo una macchina fotografica che, con un rituale mistico da seguire passo passo, fotografa un mondo che non c'è, un mondo invisibile all'occhio umano. In questo mondo la natura splende di magnificenza sotto un cielo drammatico che sa di infinito e i fiumi e i mari sono pozzi di quiete immota e nera.



D'accordo, tempo di svelare i trucchi del prestigiatore.. Sto parlando di fotografia a infrarossi.
Diversamente da come qualcuno può immaginarla non si tratta di fotografare il calore delle cose (Predator lo fa, le nostre reflex no) ma di spostare il nostro occhio un piccolo gradino piu in la rispetto a quello che può vedere normalmente. La porzione di luce infrarossa che le nostre reflex possono catturare viene prodotta in massima parte dal sole e in misura minore dai flash e dalle lampadine a incandescenza, per poi riflettersi su oggetti, persone, superfici in maniera diversa dal normale. Tralasciando il discorso strettamente scientifico, potrete notare ad una prima occhiata come i tre elementi preferiti delle composizioni a infrarossi siano palesemente surreali : L'erba, le foglie sono bianche come dopo una gelata, l'acqua è nera e il cielo svaria dal nero secco all'azzurro umido.



Ed ecco quindi la dimensione parallela di cui vi parlavo. Lasciate ora che vi illustri per bene il rituale da seguire.

Qualcuno di voi probabilmente possiederà una reflex digitale (c'è speranza anche per le compatte e per i rullini, badate bene), un cavalletto e magari uno scatto flessibile. L'ingrediente magico che aprirà la porta alla dimensione parallela è, di base, un filtro. Ne esistono di diversi tipi (e diversi costruttori) che permettono di decidere quale porzione di luce fotografare con una buona precisione. Si parte da un comune filtro rosso R25 che vi mostrerà una realtà conosciuta accentata di infrarosso, fino a filtri che vi costringeranno a lunghissime pose su spettri molto ridotti di infrarosso. La mia scelta è ricaduta su un diffuso R72, un rosso molto molto molto scuro, tanto scuro che può sembrare nero finchè non lo puntate a occhio nudo verso il sole e notate quindi un puntino rosso in mezzo al nero.
Con questi ingredienti poi si tratta di avere una location. Fotografare i palazzi di fronte, le macchine, il cemento o una natura poco rigogliosa potrebbe darvi risultati scarsi e farvi passare la voglia di fare tutto questo. Per questo vi invito a seguire passo passo il rituale, altrimenti la magia non è potente. Ci vuole un luogo in cui la natura sia viva, dove si incontrino i tre elementi che governano questo rito: la foglia, l'acqua e il sole. Aprite il vostro cavalletto, montate la vostra macchina fotografica, scegliete l'inquadratura e mettete circa a fuoco, avvitate il filtro e poi provate una posa di un minuto.. due minuti.. trenta secondi. Sperimentate. Formato RAW, sessanta secondi f8 in una giornata di sole potrebbe essere un punto d'inizio.




Se vorrete guardare i risultati sullo schermo della vostra reflex ricordate che il rito non è finito e richiede un po di lavoro a casa per trasformare tutto il rosso che vedete in bianco.
Come avrete probabilmente intuito dai tempi di posa si tratta di una fotografia estremamente contemplativa, spesso solitaria, che necessità di un certo lavoro di immaginazione prima dello scatto e di molta pazienza durante gli scatti, ma che regala una grossa dose di relax e di distacco dal mondo frenetico.

Dimenticavo, l'ultima parte del rito. Una volta a casa vi troverete davanti dei colori che non vi aspettavate ma non disperate, il percorso è semplice. Se avete scattato in raw (altrimenti: auguri) dovete fare attenzione a impostare il bilanciamento del bianco sulle foglie illuminate dal sole (se il vostro scatto non ne prevede è utile fare uno scatto a foglie o erba illuminate e usarlo poi come riferimento). Fatto questo potrete lavorare il vostro jpeg con un programma di foto ritocco ricordando sempre come primo passo di scambiare il rosso e il blu (in photoshop questo si chiama channel mixer o miscelatore di canale). Esistono molte guide esaustive sul web per il processo di elaborazione digitale dell'infrarosso, non mi dilungherò.

Esiste speranza se avete una compatta. Alcune (ognuna ha una sensibilità diversa all'infrarosso) compatte potrebbero essere in grado di fare delle belle foto a infrarosso se supportate da un cavalletto e un filtro adeguato, se fate la dovuta attenzione a un bilanciamento del bianco personalizzato e siete in grado di trattare l'immagine finale come si deve. La cokin vende ad esempio sistemi di filtri per compatte. Ma chiedetevi, il gioco vale la candela?

Esiste speranza se scattate a rullino. Sono ancora in produzione rullini a infrarossi che permettono di scattare delle splendide foto a infrarossi in bianco e nero. Non sono rullini comuni, non sono diffuse e con buona probabilità non verranno sviluppate dal laboratorio sotto casa.





Vorrei ritornare, in ultimo, sulla magia.
E' pur vero che la magia che ho cercato di vendervi altro non è che la giusta applicazione di conoscenze tecniche e scientifiche nel giusto luogo.
Ma la consapevolezza, la contemplazione della natura, il tempo necessario e la pazienza e la calma imposte, non sono questi forse doni per chi viene travolto dalla vita metropolitana, dal lavoro e dagli impegni?


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