mercoledì 23 giugno 2010

Itten: contrasto sì, ma di qualità

...la capacità di vivere un oggetto è una facoltà spirituale.
Se essa si riferisce, in primo luogo, a fenomeni grossolanamente di tipo materiale, l'esperienza viene vissuta dai sensi fisici; se invece, in secondo luogo, si riferisce a fenomeni spirituali, più impalpabili, sono allora i sensi spirituali a viverla...

Così scriveva nel '62 Wingler nel suo "Il Bauhaus"(edito in Italia da Feltrinelli per la collana Campi del Sapere), nelle righe successive, sempre Wingler, afferma che la percezione delle forme implica l'essere mossi, e già la sensazione più lieve è una forma che irraggia movimento, da qui nasce l'idea di contrasto come mezzo di rappresentazione, o se preferite innalzamento, del concetto.

Ma cos'è il contrasto(simbolico) in fotografia? Un contrasto cromatico forse? Geometrico? Puramente concettuale? In che modo poter evidenziare il soggetto(o il concetto) della fotografia in modo che si stagli univocamente dallo sfondo?

In realtà questo è un argomento volutamente annusato e sorvolato nei miei ultimi post ma, proprio perché d’importanza fondamentale, vorrei ora riprenderlo un attimo nel tentativo di strigarlo un po'(tutto sarebbe difficile nel tentativo di rimanere sotto le 600 pagine...) con qualche concetto basilare e un esercizio pratico.

Partiamo un attimo da un’idea, da un concetto che deve essere fondamentale(per non dire vitale) nel prendere in mano la nostra reflex(od anche compatta), la fotografia è un mezzo di espressione, un metodo, un alfabeto composto di particolarissimi glifi quali l'inquadratura, il taglio della foto, le impostazioni Iso, la disposizione della luce, il bilanciamento del bianco, il Bokeh, il decentramento del fuoco e tanti altri.

La fotografia non è altro che uno strumento per la rappresentazione del nostro pensiero, e la comprova di ciò sta nel vostro aver già notato come le foto mutino al cambiare del vostro stato umorale: i toni virano, i soggetti interessanti cambiano, i momenti ci chiamano a prendere la macchina in mano o a lasciarla sulla mensola accanto all'ingresso.

È proprio in questa ricerca di strumenti e simboli che incrociamo un nome, un nome importantissimo che ha segnato, volontariamente o involontariamente, una tra le più grandi scuole di arte e architettura di tutti i tempi, la Staatliches Bauhaus.

Estate del 1919, la Baviera da pochi mesi si è staccata dalla Germania e, alla Bauhaus si presenta un giovane insegnante svizzero, Johannes Itten, Gropius gli ha appena assegnato il “semestrale” obbligatorio per accedere alla scuola. Viene da Suedernlinden e dopo essere diventato maestro elementare, ha passato gli ultimi anni a Stoccarda come allievo di Hölzel ma, quello che è davvero importante, è un mazdaznaniano, quello che oggi chiameremmo un neo-zoroastrista per capirci, il suo credo religioso gli impone di osservare e cambiare il mondo così da renderlo un giardino dove Dio e uomo possano vivere insieme perché “l’uomo è in Dio e Dio è nell’uomo”. È su questa sua idea che basa il corso e il suo metodo d’insegnamento, ovvio dirsi che i suoi esercizi, anche se nati per la pittura, sono facilmente adattabili alla fotografia(ci riesco addirittura io!), e allora perché non iniziare dal suo esercizio più rilevante:

 1 - La Conoscenza
La prima parte dell’esercizio di Itten può essere tradotta nella realizzazione di 24 scatti(sì, 24 e non di più, esercizio fondamentale per non trasformarci in dei cineasti) suddivisi in 12 coppie di foto ritraenti a confronto dei forti contrasti. Siete liberi di scegliere qualunque genere di contrasto vi venga in mente, che esso sia di tipo contenutistico o formale, potrà essere un contrasto cromatico, numerico o anche socioculturale. Nel caso poi vi manchino idee, vi riporto qui a seguire qualche contrasto individuato durante le lezioni di Itten: grande/piccolo, alto/basso, tanto/poco, orizzontale/verticale, staticità/movimento, leggero/pesante, liquido/solido, silenzio/rumore.

2 - La Valutazione
Una volta realizzate le 12 coppie, lasciatele fermentare per un paio di giorni, lo so che sareste impazienti di passare subito alla fase due, ma non siamo tutti uguali e ad alcuni di noi una mezza giornata di svago permetterà di vedere meglio il suo stesso occhio.

3 - La Sintetizzazione
A questo punto utilizzate i rimanenti 12 scatti del nostro rullino(24 + 12 = 36… …ebbene sì, ho pensato anche a voi amici del chimico…) cercando di produrre uno scatto per ogni coppia, un singolo click capace di unire i punti di forza, i concetti delle due foto precedenti.
Ricordate che più sarà evidente il contrasto, maggiore sarà la vostra capacità di sintetizzarlo, e maggiore sarà la capacità della nostra foto di comunicare, proprio per questo Itten “l’ascetico” pretendeva dai suoi studenti un’analisi del mondo da tre precisi punti di vista: quello della sperimentazione sensoriale(punto 1 del nostro esercizio), quello della comprensione razionale(espresso sia nella ricerca del soggetto durante il punto 1, che nel punto 2 riflettendo sul lavoro svolto) e in ultimo quello della rappresentazione sintetica(punto 3), unico metodo secondo lui per liberare la propria energia e dirigerla in modo simbolico/rappresentativo verso immagini od oggetti.
Fu per questa forza espressiva, questa capacità di sintetizzare l’immagine in punti chiave da facile lettura che il suo metodo divenne talmente rinomato da sopravvivergli anche dopo il suo distacco dalla Bauhaus del 1923.


Undici anni più tardi la sua religione venne vietata dal Terzo Reich perché troppo pacifista.

Buona luce a tutti!

2 commenti:

  1. Benebene!
    Poi si voglion vedere i risultati!
    Comunque se ti è piaciuto questo esercizio, aspetta il prossimo(od uno dei prossimi) ho intezione di riparlare un po' della Johari Window e della fotografia come metodo di autoanalisi :DDDD
    ...ma per questo mi ci vorrà un po' di più ;)

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