mercoledì 21 luglio 2010

Street & Travel Photography : seconda parte


[note to self: quando scrivi un articolo in due/tre parti, scrivilo comunque tutto insieme che poi non ti ricordi piu nulla]

Bentornati alla seconda parte dell'articolo sulla street photography

3° Puntata --> I "Come?"

-Il viaggio-

Sembrerà un argomento banale ma mi sento di discuterlo comunque con voi. Nella puntata precedente abbiamo fatto una veloce carrellata delle possibilità che possiamo avere in termini di attrezzatura. Ma come gestirla poi al di fuori di casa, magari in viaggio? Spesso, spessissimo dobbiamo scegliere cosa portare con noi, avendo a disposizione qualche kg e qualche decina di cm cubici di una valigia o un bagagliaio. Non esiste una regola d'oro per la scelta ma voglio illustrarvi velocemente il mio approcio al trasporto. Una reflex viene di solito assieme a un paio di obiettivi. Tolto cio che ci porteremo nel bagaglio a mano per fotografare durante il viaggio vero e proprio, ci resteranno probabilmente un paio di obiettivi e forse un corpo macchina. Ora, le valigie, gli zaini, i contenitori antiurto costruiti apposta per la fotografia sono molto carini e molto diffusi tra i fotoamatori di tutto il mondo ma non riscontrano il mio favore. Preferisco, per un trasporto aereo o in treno, annegare gli obbiettivi tra i calzini o tra le magliette, in modo che stiano fermi e ammortizzati. Costa molto meno. La destinazione poi, oltre a influenzare pesantemente la quantità e il tipo di vestiti che ci porteremo, influenza anche la logistica della nostra attrezzatura. Se le condizioni climatiche sono particolarmente avverse è necessario ricordarsi che la nostra attrezzatura soffre gli sbalzi di temperatura e umidità: se pensiamo di dover scattare in un clima diverso da quello in cui si trovavano gli obbiettivi un ora prima, è possibile che avremo dei problemi.
(esempio1: trovandomi a dover fare un servizio fotografico in una piscina termale a dicembre, lo sbalzo tra la temperatura del bagagliaio nelle ore di viaggio precedenti e i trenta gradi umidissimi del set hanno reso inutilizzabili tre lenti e due corpi macchina. Giornata salvata da un collega che era arrivato il giorno prima e che aveva gia superato il problema.)
(esempio2: per scatti in montagna, in esterno, i professionisti usano non portare l'attrezzatura al caldo in casa ma lasciarla in garage in una temperatura piu vicina a quella in cui viene utilizzata durante il giorno, esponendo al caldo solo le schede di memoria per poter lavorare di sera)
Portare le pellicole da casa ha i suoi pro e contro. Da un lato garantisce la qualità di cio che ti porti dietro (è tuo, l'hai comprato e conservato tu) dall'altro risulta piuttosto inutile nei viaggi aerei in quanto i raggiX del controllo bagaglio rovinano le pellicole.

Per contro, quando se ne ha la possibilità in un hotel o comunque uno spazio chiuso sorvegliato, è possibile scegliere qualcosina in piu del necessario, e tenerselo da parte per quando si presenta la voglia. Tipo un fisheye, dei flash, una fidanzata.




Ed eccoci in location!
Dopo un agevole volo low cost con piacevolissimi voli d'aria e applauso finale di pessimo gusto, dopo mezz'oretta di metropolitana e dieci minuti di stanca camminata con valigia, una cena veloce e una notte ristoratrice, eccoci in partenza dal nostro quartier generale, ostello albergo catapecchia che sia: è il momento di fare un piano per la giornata.
Viaggiare in gruppo è bello ma a meno di non essere in una gita fotografica organizzata i nostri compagni di viaggio potrebbero non condividere non solo il nostro interesse per la fotografia, ma magari nemmeno il nostro piano di visite per il giorno. E' bene dunque, per evitare litigi che ci fanno passare la voglia di fare foto e di stare li, mettersi d'accordo con adeguati compromessi; meglio separarsi per un po' ed essere felici che stare sempre insieme scontenti.
Nel caso ci mancasse, per un motivo o per l'altro, l'ispirazione su cosa scattare, ho tratto molto insegnamento da un'affermazione di un fotografo israeliano di nome Gilad Benari; lui sostiene che, quando non si sa che fare, basta affidarsi al tempo:
una bella giornata di sole dal cielo azzurro vuoto da nuvole può essere buona per l'umore ma pessima per i paesaggi, meglio quindi scendere in città dove i palazzi che incorniciano il cielo rendono meno pesante l'assenza di nuvole; la pioggia regala ovunque pozzanghere che riflettono l'ambiente circostante e dona alla natura dei colori molto intensi e saturi accentuati spesso da atmosfere drammatiche nel cielo (o, piatte se abbiamo 'fortuna').
Di nuovo probabilmente faremo una borsa, uno zaino o simili con dentro una macchina fotografica, magari dell'acqua, magari delle pellicole o schede di memoria di ricambio, tenendo conto che di schiena ne abbiamo una e senza ricambio. Magari dei calzini e un ombrello, dovesse piovere, vostra madre avrà consigli migliori dei miei a riguardo.

Io generalmente giro per le città alternativamente a piedi o in metropolitana (ove non fosse possibile, in autobus). Il trasporto privato quando sono in viaggio non mi da niente di piu e anzi mi costringe a grossi pensieri e grattacapi sulla via da prendere, i parcheggi e tutte le normative collegate, solitamente scritte in una lingua che capisco quanto l'aramaico.

Cosa scattare. Beh non posso certo dirvelo io, come avrete capito dall'articolo precedente non ci sto tanto a pensare sopra ma tende a venirmi istintivo e naturale, il mio consiglio è sempre di essere sinceri con se stessi e con cio che si sente e prova.

Quello di cui posso parlarvi, però è la tecnica di scatto.
Di tecniche utili spesso nell'ambito street ce ne sono, al di la della tecnica creativa che ognuno usa è bene conoscerle; di norma si basano sul concetto di "rapidi e invisibili".




L'iperfocale.
Se la distanza focale è la distanza minima tra noi e ciò che è a fuoco dato il diaframma che stiamo usando, se la profondità di campo è quanto, quanta distanza sarà a fuoco effettivamente attorno alla distanza che abbiamo impostato, l'iperfocale è trarre vantaggio da queste informazioni per impostare a priori un diaframma e una distanza focale che ci siano utili, per poi non doverlo fare al momento dello scatto.
Spesso, cioè a volte, sui nostri obiettivi vicino alla finestrella della messa a fuoco ci sono delle lineette che indicano, a un dato diaframma, quale distanza sia effettivamente (circa) a fuoco. Teniamo conto delle nostre esigenze poi, se siamo in città a fotografare situazioni con un 35mm magari, potrebbe servirci che sia a fuoco una distanza generica tra i tre e i dieci metri, difficilmente ci servirà il metro e difficilmente ci servirà l'infinito. Decidere e impostare queste esigenze a priori significa utilizzare correttamente il concetto di iperfocale.


Scattare senza portare la macchina al viso (o, senza toccarla)

Se l'iperfocale è un modo per velocizzare lo scatto e cogliere piu velocemente un momento, a volte può rivelarsi utile o necessario scattare senza far capire che lo si sta facendo, senza portare la macchina al viso. Molti maestri prima di noi hanno usato la tecnica dello scattare da terra, facendo finta di allacciarsi le scarpe. Un altro modo, ora che è normale girare a con una fotocamera appesa a una spalla o al collo, è scattare senza spostarla. Avendola sul fianco, la nostra mano potrà avvicinarsi allo scatto come se dovesse sistemare la cinghia sulla spalla, e scattare. Problemi? L'inquadratura, la messa a fuoco, la regolazione di tempi e diaframmi. Insomma: Tutto :) (per la messa a fuoco, questa tecnica si completa benissimo con l'iperfocale, che però non aiuta nell'inquadratura, quella bisogna fare "ad occhio"). Se invece ci piace portare la nostra bella macchina fotografica appesa al collo e appoggiata alla pancia, può venir comodo uno scatto remoto, un telecomando a cavo da tenere in tasca.. Inoltre inquadrare può essere relativamente piu facile, visto che possiamo farlo mettendoci semplicemente di fronte. Occhio alle figure barbine, se anche non si vede la mano sul pulsante di scatto, il suono dello specchio è sempre udibile.


La botta di culo
Tecnica tra le piu utilizzate. Lasciate la macchina impostata su raffica e autofocus automatico. Estraete velocemente, inquadrate circa, scattate a raffica finchè si puo e poi scappate. A volte funziona :)



Ora sapete come tornare a casa con un HD pieno di foto da sistemare, catalogare, usare. Nel prossimo articolo vi darò un paio di idee sulla post produzione, sull'organizzazione e archiviazione.

1 commento:

  1. Bellissima la spiegazione della mitica e da me usatissima tecnica: "botta di culo" ^_^

    RispondiElimina